“Le cose che abbiamo in comune sono 4850, Le conto da sempre, da quando mi hai detto
'Ma dai, pure tu sei degli anni '60?'
Abbiamo due braccia, due mani, due gambe, due piedi, Due orecchie ed un solo cervello
Soltanto lo sguardo non è proprio uguale, Perché il mio è normale, ma il tuo è troppo bello”.
Quando Daniele Silvestri scrisse questa canzone lo fece con intenzioni ben diverse da quelle per cui la cito io oggi, qui, in questa pagina.
Ma a guardare a fondo non è poi così tanto diverso il fine ultimo: siamo tutti esseri umani, con molte cose in comuni e con altrettante differenze.
Essere diversi è bello: riempie il mondo di sfumature, di colori, di punti di vista che possono arricchirci.
Essere diversi ci costringe a confrontarci, in primis con noi stessi, rispecchiandoci in quanto differisce dal nostro modo di pensare, di vivere, di agire.
Ma cosa significa essere diversi?
Per alcuni è pensare diversamente, avere valori che non coincidono con i nostri, ci si può spingere a considerare diverso chi ha gusti in cucina, libri, moda, musicali, ecc che non sono i nostri.
Per altri è il colore della pelle. E’ la scelta del partner. E’ l’essere donna. Anziano, musulmano, ebreo, grasso, anoressico, nerd, influencer, i secchioni, chi ha costruito un impero dal nulla, i vagabondi…
Ma quello che mi lascia con un peso sul petto, quello che non mi fa respirare è: perché qualcuno si sente in dovere di cancellare una vita umana perché la ritiene diversa? Perché il mio diverso è migliore del tuo? Perché è più “degno” di vivere?
Sono davvero sconcertata per le notizie che ogni giorno siamo costretti a “subire”; non mi capacito di come un essere umano (e vado davvero oltre al suo ruolo istituzionale anche se riveste un ruolo estremamente importante, proprio perché lì per proteggerci. Tutti. Indiscriminatamente) decida di uccidere un uomo a mente fredda, senza motivo...
Non mi capacito di come ancora troppe donne siano vessate, torturate, sottomesse, uccise (e vado oltre al fatto che nella maggior parte dei casi siano i mariti, padri, fratelli, amici “fidati”…anche se andrebbe evidenziato, eccome, perché è un aspetto tutt’altro che secondario: chi dice di amarci, rispettarci, proteggerci-ancora, vi siete resi conto?-è proprio chi spesso è il primo carnefice).
Sono senza parole a pensare che oggi si debba ancora lottare per poter affermare la libertà sulle proprie preferenze, dovendole pure rendere pubbliche ma vale solo per quella parte di persone che altri hanno deciso essere diverse: io mica devo spiegare perché (e vorrei ben vedere!) perché amo mio marito. Non capisco perché lo debbano fare due mogli o due mariti: davvero, a che pro?
O chi sceglie una religione, o chi pesa di più di quello che arbitrariamente qualcuno pensa sia giusto, o chi deve motivare perché ha fatto soldi, lecitamente, o chi spera di essere trasparente per non essere vessato…
Cosa le persone non capiscono? Non accettano?
Forse temono il diverso perché ci si trovano più vicini di quanto vogliano ammettere e hanno paura del giudizio? Hanno paura di essere “smascherati”? Hanno la vergogna di ammettere che la diversità ci rende tutti più completi, più vicini di quanto professano?
Davvero, io non so se voi vi siete dati una risposta.
Forse sono rimasta la bambina ingenua e con gli occhioni aperti alla meraviglia e non voglio credere che sia per semplice cattiveria. Odio.
Non posso crederlo.
Siamo capaci di aiutarci durante tragedie immani, siamo tutti fratelli quando ci abbracciamo per la vittoria della nostra squadra del cuore (Minneapolis ha forse una squadra di basket che non unisce la gente della sua città, non lo so, ma la stessa Chicago per citarne una sull’onda della seria di cui tutti parlano, The Last Dance, è unita intorno ai suoi idoli di colore quando portano a casa l’anello ma è la stessa di cui parla Michelle Obama nel suo libro, Becoming, dove i neri spesso hanno subito la stessa sorte di George Floyd)
Avevo idee diverse per il blog del mese in corso ma ho sentito di voler condividere con voi, in questa giornata così importante per la nostra Repubblica, per la nostra Libertà, in questo mese in cui celebriamo il Pride, con orgoglio, questi pensieri e l’ho fatto perché penso che insieme abbiamo la forza di cambiare le cose. Al meglio.
Non è più il momento di girarsi dall’altra parte, di pensare che non ci riguarda.
E’ il momento di essere uniti. La Libertà è di tutti.
Per chi mi conosce sa che non amo parlare di politica e sicuramente questo spazio non ha questo scopo ma SpicyDeb nasce con l’intento di portare benessere a chi incontra.
Che sia con un piatto, un sorriso, un abbraccio. E SpicyDeb ama gli essere umani. Nelle loro diversità. E vorrebbe che fossero rispettati. Nulla più.