Come tutti gli anni la scelta su dove andare in vacanza è stata fatta last minute.
Ma quest’anno proprio last che più last non si può: tra capire quando il marito avrebbe avuto le ferie (e quanti giorni), scegliere dove andare è stato motivo di grossa perplessità iniziale.
Siamo gente da mare: mare da immersione, mare da stare sempre in acqua (non siamo decisamente tipi da ombrellone e lettino…o meglio, io mi ci adatterei anche qualche giorno eh ma il marito proprio no J ).
Ma siamo anche gente da “poca gente intorno che già tutto l’anno siamo nella bolgia”: insomma non proprio dei viveur ma piuttosto due pesci che ritrovano i loro amici per dieci giorni.
Complice anche il fatto che abbiamo moltissimi amici oltre Oceani (proprio al plurale), le nostre vacanze vanno nella direzione estero, lontano dove parliamo solo idiomi molto lontani dal nostro (si inizia in inglese e si finisce a comprendere parole di lingue sconosciute).
Beh, quest’anno per motivi a tutti noti noi abbiamo deciso di restare in Italia.
Lo abbiamo fatto per maggior sicurezza sanitaria ma anche perché abbiamo ritenuto necessario stare nel nostro meraviglioso paese, per supportarci nel modo migliore che possiamo: fare economia circolare, sperando di sfangare una crisi economica che non sembra così lontana.
Quindi, scartato il mare italiano (che adoriamo, per inciso ma troppa, infinita gente, visto anche che il periodo in cui siamo riusciti ad avere i nostri sudati cinque giorni coincideva con quelli di tutto il mondo Italia), potevamo optare per città e borghi italiani o la montagna.
Per scacciare un po’ di calura ci siamo diretti verso la seconda.
Già l’avevamo approcciata negli anni passati ma per un fine settimana lungo al massimo.
O di inverno: da bravi figli di una generazione cresciuta con il mito dello sciatore più famoso di Bologna, siamo stati tra i privilegiati a cui i nostri genitori hanno insegnato a mettere gli sci poco dopo aver imparato a camminare.
Beh, e com’è stata questa esperienza? Vi racconto un po’ com’è andata qui.
Partiamo dai preparativi.
Solitamente la valigia la penso, la tiro fuori, la preparo e la chiudo in un’ora al massimo, tutto compreso: la preparo un paio di giorni prima di partire e vado decisa, a colpo sicuro. E porto lo stretto necessario; davvero: ogni cosa in valigia ha un suo scopo e viene utilizzata.
Situazione 2020: letto sommerso di vestiti (ma se poi fa freddo? E se piove? Ma se piove ma non fa freddo? E se fa freddo ma c’è il sole? Però il costume lo portiamo…è pur sempre agosto!), kit di pronto intervento (pomate per punture, pomate per distorsioni, pomate per arrossamenti ma anche crema solare, non dimenticarti l’arnica, se cresce in alta quota ci sarà un motivo…storia vera…).
Per non parlare dell’attrezzatura: se quella subacquea sappiamo i tempi in cui dobbiamo testarla, farla revisionare, la possiamo trovare ad occhi chiusi dentro ai borsoni sigillati, ecco, con quella da trekking non proprio.
Quasi quasi compro gli scarponi nuovi…ma no, erano da provare almeno due/tre volte e non in casa come si fa con i tacchi! Dovevi metterle e andare a fare un’escursione; in salita; di almeno sei ore (dovrai pur ricreare la situazione tipo no??).
E i bastoncini? Non me li ricordavo così corti, così bassi…ah, si allungano ahahah, vero..ma di quanto? Come quelli da sci…credo…vabbè controlliamo sul sito del nordic walking e vediamo se lo scrivono…
Dove hai messo il mio impermeabile? Il poncho dai, quello che abbiamo comprato 12 anni fa, quel giorno che siamo andati in montagna e pioveva…vabbè poi ci siamo chiusi alla SPA e non è servito...come non lo sai? E se piove? Ma ti pare che porto l’ombrello in mezzo ai boschi? Vabbè lo compriamo (per la cronaca, ora mi ritrovo con due impermeabili e tre poncho perché sì, ritornati a casa, li abbiamo trovati tutti, ovviamente riposti in quello che ci sembrava un luogo furbo all’epoca, lo zaino da montagna… che però quest’anno abbiamo cambiato perché era di quelli piccoli).
Per non parlare di maglioni: di cotone, felpati, con cappuccio ma anche senza; magliette a manica lunga, magliette della salute ma anche canotte…
Come avrete intuito non ci ho messo un’ora a preparare la valigia…e no, decisamente non ho portato solo lo stretto indispensabile.
Poi però le cose si son fatte più semplici; una volta arrivati abbiamo capito che eravamo nel posto giusto.
Panorami mozzafiato, un senso di benessere prima mentale e poi fisico, voglia di scoprire e voglia di andare incontro al nuovo.
E la notte prima del nostro battesimo “montagna in estate” ho realizzato che fare immersioni e fare trekking hanno tantissimi punti in comune.
E noi eravamo preparatissimi.
- Inizi con lo studiare i percorsi che vuoi fare nei minimi dettagli: che siano metri sotto il livello del mare o sopra, una mappa per sapere dove vuoi andare ci sta sempre.
E il grado di difficoltà del percorso va valutato: in base alla propria forma fisica (quella di base ma anche quella del singolo giorno, metti che ti svegli accartocciato o che ti punga un’ape…così per dire…triste storia vera).
Mai fare un percorso o un’immersione se non ce la si sente: si è comunque in condizioni che stressano il nostro corpo e la nostra mente, non siamo nel nostro habitat naturale per cui vanno fatte quando ce la sentiamo.
- Guardi il meteo come fosse l’oracolo di Delfi: consulti mille e più siti per verificare cosa ti aspetta (sì anche in acqua perché è vero che sei già bagnato e quindi chissene se piove ma per arrivare ai punti di immersione ci vai per lo più in barca e rischiare mare grosso non è mai divertente, o almeno, lo è se sei vicino a riva e ti piacciono le montagne russe: adrenalina pura ma per un tempo limitato…storia verissima).
Il tempo è importante: il meteo per l’appunto ma anche quanto si programma di stare fuori (trovarsi nel bosco con il buio…un’avventura eh…ma io ne faccio volentieri a meno, potendo…)
- Prepari e curi la tua attrezzatura con un’attenzione che si riserva alle cose più preziose. Sì, hai capito bene, l’attrezzatura: quando vai sott’acqua la tua sicurezza dipende in buonissima parte dall’attrezzatura che indossi e quindi la curi e fai la manutenzione necessaria con molta perizia.
Ma non credere che scarponcini, bastoncini, zaino siano da meno: se sei a oltre 2000 mt in quota e ti si rompe uno scarponcino o lo zaino che contiene il tuo necessario si apre in due, beh…non sarà molto agevole ritornare a valle.
- Silenzio. Godere dello spettacolo che si ha intorno non necessità di un continuo cicaliccio.
E lo dico io che parlo e molto. Ma non in montagna. E nemmeno sott’acqua (beh, qui un po’ di più..o almeno ci provo perché con l’erogatore in bocca escono strani suoni ma io ho una buona vista e spesso vedo cosine così interessanti, belle, colorate e le vorrei mostrare al marito, che invece in acqua non vede altrettanto bene e io mi dispero…spesso, infatti, quelle cosine così interessanti, belle e colorate non ho idea di cosa siano e ho bisogno di uno sguardo più esperto che poi me le racconti una volta in superficie…sì, e poi anche perché poi le voglio condividere, per questo mi danno come una matta per attirare l’attenzione…molto spesso con pessimi risultati);
- Applicazione della mindfulness.
Sì, hai capito bene: fare immersioni o fare camminate è un vero e proprio esercizio di restare qui ora: in acqua ti concentri sul respiro, soprattutto appena entri, per calmarlo e poi sulle movenze che fai, per evitare di perdere assetto e di essere sballonzolati come un cavalluccio marino (che per inciso, sono finti sballonzolati: loro sanno come muoversi con il minimo sforzo).
In montagna ti concentri sul respiro perché la pressione cambia anche in salita (e non solo sotto l’acqua) e l’ossigeno cala; ti devi concentrare per evitare l’affanno e allo stesso modo i tuoi passi dovresti calibrarli per sentire meno fatica (oltre a guardare bene dove ti appoggi perché non è tutto pari il percorso eh).
- Non si tocca e non si prende nulla!
Mettiamocelo nella capa: siamo ospiti della natura. Punto. Lei è così generosa da concederci di avvicinarci, di saggiare la meraviglia che la compone ma.
Non si raccolgono fiori, erbe, conchiglie, coralli, ecc. MAI. Una volta parlando con una ragazza spagnola (piuttosto mano lesta..) le dissi:” ma tu, se un ospite viene a casa tua e si porta via che ne so, un vaso, le posate o un libro come la prenderesti?” Ecco vale lo stesso: non è roba nostra. (per inciso la ragazza spagnola ha scosso un po’la testa scocciata ma le due mega conchiglie raccolte ho visto che le ha rimesse in acqua).
Lo stesso vale per toccare: ora in acqua di più perché gli organismi che la vivono non sono abituati a noi, ai batteri che portiamo; se volete abbracciare un albero, ci sta. Ma state comunque in campana: spesso alcune piante bellissime possono essere fastidiose (se non pericolose) per noi se non le conosciamo.
- L'educazione. Sì, l’essere educati dovrebbe essere alla base della nostra vita, che sia in fila in posta o in auto…
In montagna spesso ci si saluta, quando ci si incrocia su un sentiero: che sia un cenno con la mano, un sorriso o un “salve”, è buona usanza.
Poi troverete qualcuno che non lo fa ma la motivazione è semplice: sta facendo tanta, tantissima fatica! A maggior ragione, rivolgiamo un sorriso, che sia di incoraggiamento: la fatica è circolare, toccherà anche a voi non avere fiato nemmeno per un ciao! (poi oh, ci sono anche gli antipatici eh, ma voi siate superiori!)
- Non sporcate! Lo so, siete bravissimi e sicuramente non lo fate ma repetita iuvant: magari vi portate il pranzo al sacco, avete dei fazzoletti usati, ecc, bene, vi prendete un bel sacchettino che tenete nel vostro zaino e mettete quello che dovete buttare lì.
Quando sarete in paese potrete differenziare i vostri scarti e le montagne rimangono pulite. In acqua è più difficile lasciare resti (meno male) ma è buona prassi raccogliere quanto di indesiderato si trova in giro (molti subacquei non a caso hanno una sorta di sacchetto legato al giubbotto dove mettono i rifiuti di plastica che trovano: sono mortali per pesci e coralli!). Se vi capita anche sui monti beh, non sarebbe bello fare lo stesso?
- Andate sempre con un buddy, un compagno. Sarà più bello condividere con qualcuno quanto vedrete. Ma è una scelta dettata anche dal buon senso: in caso di necessità non sarete soli, se avrete attimi di sconforto potrete sostenervi (lo so, non stiamo parlando di andare a scalare l’Everest ma anche dopo una salita complicata o un tratto con della corrente sotto l’acqua può agitare a volte e avere qualcuno con cui scambiare una battuta è una vera manna dal cielo – underwater di solito ci facciamo le boccacce come i clown…).
- E infine, godetevi lo spettacolo della Natura
Sì, che sia mare, che sia montagna, la Natura si esplica nella sua bellezza davanti a noi: rilassatevi, respirate, riempitevi di bellezza (che è fondamentale per la nostra salute).
Fermatevi ad osservare: i maggiori insegnamenti ci vengono proprio da qui.
La resilienza, la forza, la gentilezza, l’amore universale: sono tutte cose che vi si paleseranno davanti agli occhi se solo vi permetterete di tenerli aperti davanti a voi.
Vi basterà alzare lo sguardo e lasciarlo libero, e voi dovrete solo stare. Nel momento in cui siete.
Fatene tesoro: sarà la vostra forza in momenti di scoramento. Fidatevi.