Chi mi conosce sa che l’organizzazione e la pianificazione fanno parte di me, quasi quanto il mio sorridere e il parlare, tanto, e con chiunque.
Ma la mia è un’organizzazione e pianificazione creativa: questo vuol dire che son sì capace di prepararmi a monte per tutte quelle attività ripetitive, ben classificabili (ad esempio, man mano che durante l’anno evado una scadenza, la riporto sulla mia agenda, nel mese di dicembre, in modo da non dimenticarla l’anno successivo) ma, quando mi trovo di fronte alla mia creatività, ai miei progetti, alle mie idee ecco che ho bisogno di lasciarli a briglia sciolta per un po’.
Questo vuol dire che, come per gli artisti che hanno il blocco dello scrittore, hanno difficoltà nel dipingere un nuovo quadro, anche per me, che pianifico e organizzo per le mie idee, ci sono delle zone grigie, in cui la testa sembra in un primo momento vuota (“Ho perso il “dono”! Non ho più idee!! Devo andare/fare/incontrare ecc per ritrovare stimoli!”) per poi ritrovarsi, una mattina, improvvisamente, caotica, piena murata come ad un concerto del primo maggio, in cerca di aria per respirare ma che si sente viva(“Ecco, le intravedo, le sento, le idee ci sono! E’ arrivato il momento di organizzarle!”).
E qui, panico: quando sei al concerto del primo maggio forse manco ti rendi conto in che punto della piazza ti ritrovi, figurati capire dove si trova il paninaro con le birre…ma come per incanto, la necessità, lo spirito di sopravvivenza (le birre sono necessità, lo sanno tutti…) ecco che inizi a veder chiaro e lì si compie la magia.
In poche ore sono in grado di realizzare una pianificazione così precisa, meticolosa, arguta che mi stupisco io da sola ma è una sorta di trance: quando la rileggo penso: ”Cavoli! L’ho fatto davvero io? Ho previsto anche l’imprevedibile!”
E così nei miei fogli (la mia pianificazione chiama carta, non ci sono programmi informatici che tengano anche se riporto poi estrazioni in agende su pc per averle sempre con me ma il quadro completo è su fogli A4, a volte A3, in schemi colorati per aree, con la scelta della penna ben precisa…insomma c’è una logica anche nella mia follia!) sono in grado di vedere il mio disegno. E di conseguenza riesco a darmi le priorità, riesco a vedere cosa scartare (difficilissimo rinunciare ad un’idea ma capita, deve capitare, ci permette di esaltare meglio le idee che contano); inizio a visualizzare l’idea, come fosse proprio un’immagine, finita, compiuta.
Perché tutto questo sproloquio, direte voi? Cosa c’entra con SpicyDeb?
C’entra eccome!!
Tutto questo viaggio che compio (senza l’assunzione di alcuna sostanza illegale, lo posso garantire!) si ribalta necessariamente, senza che me ne renda conto, anche nella mia attività.
E in questo mese che non ci siamo sentiti sono passata proprio in mezzo a queste fasi: immobilismo, confusione, organizzazione.
Una piccola briciola è sfuggita dall’immobilismo con l’intenzione di farvi compagnia con un appuntamento settimanale, gratuito, per raccontarvi qualcosa sull’alimentazione vegetale, sul perché la trovo portentosa tanto da averci voluto costruire un progetto intorno.
Un appuntamento che doveva essere di una decina di minuti alla settimana ma che alla fine arriva sempre intorno ai trenta minuti (ve l’avevo detto che amo parlare…): ha richiesto tanto impegno (i video e i materiali sono stati girati, settimana dopo settimana, e non credevo richiedesse così tanto tempo “fare”un video, chapeau a chi lo fa di mestiere!) ma che mi ha divertito tantissimo e ho avuto un riscontro pazzesco, con tante chiacchiere via messaggio, via mail, con tante confidenze, con tanti di voi incuriositi oltre ogni mia aspettativa!
Mano a mano che giravo le varie puntate, ecco affiorare la confusione: mille idee, la voglia di realizzarle ancora prima di aver finito di pensarle, la frustrazione per non averle pronte per la scadenza che mi ero prefissata, scontrini tenuti vicino al letto su cui appuntare tutto quello che viene in mente alle ore più assurde (ma in genere le idee, delle 4 del mattino, che ti svegliano così, come se nulla fosse, anche in passato si sono rivelate le migliori quindi…cross the fingers!).
E poi la mia oasi di pace: la chiarezza. L’organizzazione. La pianificazione.
Mi sono presa delle giornate per la mia formazione: una volta capito cosa voglio realizzare, ho cercato di farlo con i giusti mezzi, i giusti strumenti e questo lo ottieni continuando a studiare.
E così nuovi corsi per voi sono in cantiere, li ho organizzati, studiati, mi sono formata per poter offrire performance migliori a voi.
Ho ripensato a progetti che tengano conto di una convivialità cambiata, almeno per ora, ma che non per questo deve essere meno bella.
Dostoiewsky diceva che la bellezza salverà il mondo.
Da ragazzina trovavo questa frase un po’ banalotta ma crescendo (e dopo aver letto il libro, dove la frase ha altre connotazioni ancora, rispetto a quelle che le diamo) ho capito che questa frase va interpretata nel modo giusto: la bellezza è quello di cui ci riempiamo l’anima e che poi vediamo in quello che è intorno a noi.
Letta così, che è come la interpreto io, abbiamo il dovere di cercare la bellezza intorno a noi, anche nel cambiamento: la chiave per stare bene insieme la troviamo, fidatevi.
Io ci metto tutta me stessa per portarvi la forza dei miei progetti, pensati per donarvi bellezza. Quella del vivere bene nella nostra casa. La Terra.
Ma una community è fatta di scambi: proprio per questo motivo ti chiedo, cosa posso portare nella tua vita per renderla più bella?
“Let the beauty of what you love be what you do.”
Stay safe, amici miei.