“Qualunque cosa state facendo, cercate di essere consapevoli. Se siete costantemente vigili, lentamente comincerete ad accorgervi del fardello di pensieri negativi e non necessari che portate con voi. La vigilanza ci aiuta ad abbandonare ogni fardello e divenire liberi” (Amma)
Da qualche anno pratico tutti i giorni yoga e medito tutte le mattine.
Per una pigrona come me, puntare la sveglia un’ora prima tutti i giorni (:-O) è un trauma. Tutti i giorni. (E no, non cambia la mia reazione al suono della sveglia, nemmeno dopo tanto tempo, nemmeno in vista di fare qualcosa che amo…)
Questa forza di volontà mi è arrivata dopo il percorso REIKI che ho fatto e di cui vi parlerò in un’altra occasione; da qui mi sono detta: perché non fare qualcosa per me, con costanza, per dimostrarmi che mi voglio bene? Prendermi cura del mio corpo e del mio io?
Entrambe richiedono una disciplina che ho faticato a trovare: mi sono sempre buttata a capofitto nelle mie scoperte ma spesso mollavo quando la fatica diventava troppa.
Anche qui non è stato facile. Ma. Ma quando per tutta la giornata noti che il tuo corpo reagisce meglio alle angherie a cui lo sottoponiamo (stare 9 ore davanti al computer, magari in ambienti poco sani che ti portano ad ingobbirti, è una violenza incredibile per me!), quando vedi che la tua mente si calma, ogni giorno un pochino di più, davanti a situazioni che di calma ne hanno poca beh, pensi, ok, dai proviamo ad andare avanti ancora un altro giorno, poi una settimana, mesi e alla fine diventano anni e fanno parte di una routine a cui farei fatica a rinunciare.
E questo ha cambiato il mio modo di pormi anche nei confronti di altri aspetti: ora pondero bene le avventure che voglio intraprendere e una volta iniziata la strada, faccio tutto il mio meglio per arrivare dove mi sono prefissata. A dispetto della stanchezza, noia. A dispetto del “non riesco, non lo so fare, non ce la posso fare.”
Quando ho iniziato yoga lo facevo in una classe, con una bravissima insegnante, che mi ha fatto capire quanto la mia mente mi convincesse di essere sbagliata, di non riuscire.
Ero sovrappeso, poco flessibile e con scarsissima abitudine a stare nel momento. Ferma. In silenzio. Senza aspettarmi nulla da me o dagli altri.
L’asana (la posizione) più complicata per me i primi mesi? Savasana, la posizione finale in cui ti sdrai sul tappetino e semplicemente stai. Ricordo i sospiri compiaciuti dei miei compagni di corso quando l’insegnante ci guidava verso la posizione: indicava che avevamo finito di faticare e ci si poteva “semplicemente” rilassare! E io? Più di una volta volevo accampare scuse (devo andare: sai macchina in doppia fila, ho dimenticato la finestra aperta e piove, uhhh quando ci si diverte il tempo vola e ora è tardissimo…) ma una cosa dallo yoga l’ho imparata fin dalla prima lezione: prenditi i tuoi tempi, nessuno può darti ritmi che non ti appartengono, non giudicarti se qualcosa pensi di non saperla fare, respira.
E quindi, in modo inizialmente razionale poi via via più inconsciamente, mi sdraiavo da alunna modello, e mi dicevo che dovevo rilassarmi, me lo meritavo dopo una lunga giornata al lavoro finita con una discreta fatica fisica. Una volta passata l’ansia da prestazione di DOVER riuscire a rilassarmi (ovviamente col cavolo che ci riuscivo!), ecco che piano piano ho iniziato a vedermi dentro e ad accettarmi.
Ormai se ne parla ovunque del potere benefico di praticare yoga e di meditare ogni giorno (e badate bene, non c’è un limite di tempo! Potete farlo per 5 min fino a quando vi va…ricordate prenditi i tuoi tempi, nessuno può darti ritmi che non ti appartengono?) e come mai ve ne ho parlato anche io?
Beh ho pensato che per meglio raccontarvi chi sono e in cosa credo, fosse giusto partire da qui, un pezzo importante di me: solo capendo un pochino di più le persone, ascoltandole (leggendole), possiamo capire dove ci possono accompagnare, perché la vita è un viaggio e se lo facciamo in buona compagnia è meglio, non trovate?
Vi lascio la ricetta del mio DAHL di LENTICCHIE: il piatto che mi cucinavo per tempo prima e che mi gustavo sempre dopo le lezioni di yoga.
E voi?
Come vi regalate dei momenti solo per voi, senza aspettarvi nulla?
Have a wonderful day, guys!
DAHL DI LENTICCHIE ALLA SPICYDEB
Prima facciamo la spesa…
- 250 gr di lenticchie (io uso le rosse che sono ricche di proteine, e non guasta visto che sono la proteina del nostro piatto ma hanno anche tantissimo ferro, ricche di fibre, sono un ottimo alleato per la cura del nostro cuore e per abbassare la glicemia)
- 100 gr di polpa di pomodoro
- 1 cipolla tagliata (a vostro gusto quale tipo di cipolla)
- 1 spicchio di aglio (vabbè, io ne metto tre…de gustibus…)
- 1 cucchiaio di garam masala ( il vocabolo significa spezia calda, bollente, visto il suo contenuto che è un mix di spezie, tra cui pepe, cumino, cannella, noce moscata e chi più ne ha più ne metta!)
- 1 cucchiaino di curcuma
- ½ cucchiaino di peperoncino
- ½ cucchiaino di pepe
- b. radice di zenzero fresca grattugiata
- due cucchiai di yogurt greco (versione vegana anche uno yogurt di soia senza zucchero)
E ora ai fornelli…
In base la tipo di lenticchie che useremo, dovremo verificare se vanno ammollate prima. (sulla confezione è sempre indicato)
Cuociamo le lenticchie come da indicazioni in abbondante acqua salata. (ecco perché il sale non serve ad insaporire.)
Aggiungiamo la polpa di pomodoro, la cipolla, l’aglio e lasciamo insaporire qualche minuto.
Infine aggiungiamo le spezie (gran masala, peperoncino, pepe e curcuma) e mescoliamo con delicatezza, facendo avvolgere tutte le lenticchie e la salsa di pomodoro dalla magia spezie.
Fuori fuoco aggiungiamo due cucchiai di yogurt per mantecare il piatto, come fosse un risotto: questo renderà il nostro piatto unico ancora più cremoso.
Grattugiare un po’ di zenzero fresco e lasciar intiepidire prima di mangiare...cosa?? Non volete aspettare?? Ma vi brucerete il palat…vabbè, tenete vicino un buon bicchiere di the alla menta fresco o di vino fresco, vi servirà!